Bordin punta la Roma: “Il mio Sheriff se la gioca”

ROMA – Una vita virtuosa è sfruttare le delusioni per convertirle in coraggio. Nel 2015, Roberto Bordin era fuori da tutto: non lavorava più dopo una lunga carriera da assistente di Mandorlini. Allora si è messo in gioco correndo qua e là come faceva da calciatore, un faticatore del centrocampo: qualche mese alla Triestina in Serie D, poi via dall’Italia. Moldavia, Romania, Azerbaigian. Da gennaio è tornato allenatore dello Sheriff Tiraspol, primo avversario della Roma nel girone di Europa League. Tiraspol significa Transnistria, una regione che si è proclamata autonoma dal governo centrale di Chisinau ma non è stata riconosciuta da alcuno stato sovrano. Il confine con l’Ucraina, la guerra e il dolore distano pochi chilometri.

Bordin, come vanno le cose laggiù?

«Benissimo, tutto tranquillo. Capisco che osservare il mappamondo possa trasmettere un’idea sbagliata, ma vi assicuro che non ci sono problemi a Tiraspol. Infatti ho portato qua la famiglia».

E’ vero che non esiste la carta di credito in Transnistria?

«Per chi viene da fuori. Qui c’è una moneta speciale, il rublo transnistriano. Se venite, dovete cambiate i soldi qua. I residenti invece possono appoggiarsi alle banche locali e usufruire di tutte le comodità classiche».

Non è un po’ strano vivere in un posto così?

«Guardi, per un allenatore in verità è una città ideale per lavorare. Il centro sportivo è all’avanguardia, farebbe invidia a tante realtà italiane, la gente è passionale ma discreta. Capisco abbastanza anche la lingua perché mia moglie è russa. Sono felice perché qui ho tutto quello che mi serve. Compreso l’interprete per spiegare ai giocatori quello che voglio».

Non tornerebbe in Italia?

«Certo, sarei un falso ad affermare il contrario. Spero anzi che la vetrina europea possa servire alla squadra, e quindi anche a me, per mettere in evidenza le qualità che ha. Ma lasciare il mio Paese è stata la scelta migliore che abbia fatto in vita mia. Ho fatto delle esperienze meravigliose all’estero, scoprendo realtà molto sottovalutate».

Che squadra è il suo Sheriff?

«Un gruppo giovane e ambizioso come la società. Nei preliminari abbiamo eliminato il Bate Borisov, dopo aver sfiorato il passaggio del turno in Champions. Ora proveremo a mettere in difficoltà la Roma, che casualmente ho visto dal vivo nella finale di Budapest. Forse era nel mio destino prima o dopo incrociarla».

Qual è il vostro obiettivo nel girone?

«Restare in Europa, che si tratti di questo torneo o della Conference. La Roma è la chiara favorita. Noi proveremo a insidiare lo Slavia Praga, che reputo la seconda forza del gruppo, e il Servette. Ma dobbiamo pensare a un obiettivo alla volta».

Di Mourinho, da collega, che opinione ha?

«Non posso che ammirarlo. E’ uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Ed è l’unico ad aver sollevato tutte e tre le coppe… Non lo conosco personalmente, spero di potergli parlare a Tiraspol anche se so che è squalificato e non potrà andare in panchina».

Cosa dirà alla squadra prima di entrare in campo?

«Di sfruttare l’opportunità, a prescindere dal risultato. E’ una partita che sarà vista in tutta Europa. E noi dobbiamo tornare a casa senza rimpianti».


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